Autore Topic: Articolo vergognoso su Ruoteclassiche  (Letto 2210 volte)

Offline nigel68

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Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« il: 21 Gennaio 2021, 17:37:31 »
Con estremo disappunto ho letto ieri un articolo pubblicato sulla versione online di Ruoteclassiche di libera lettura (esiste anche la versione a pagamento, identica come contenuti alla rivista cartacea). Parlando di un incidente in cui perse la vita la prima moglie del neo-eletto presidente USA, Joe Biden, l'autore sciorina una sequela interminabile di cazzate condite dalle peggiori bestialità e luoghi comuni sulle auto americane. Sulla pagina di FB l'articolo ha scatenato una ridda di commenti tra gli appassionati, soprattutto facendo notare l'assoluta incompetenza di chi ha scritto l'articolo.

A futura memoria, per ricordare a tutti che la stupidità umana non ha limiti e tralasciando il malcelato "endorsement" al nuovo presidente, riporto per intero il testo, nel caso che il link sparisca nel tempo.

"Il mondo assiste incredulo alla tempesta che spazza Washington in queste ore di vigilia, e che ha trasformato la festa dell’inaugurazione in un assedio. Ma la vita di Joe Biden, il più anziano presidente eletto nella storia degli Stati Uniti ha attraversato altre buriane. Nel 2015, durante la vicepresidenza a fianco di Obama, perse il figlio primogenito Beau, di soli 46 anni. Nel 1972, in un incidente stradale, morirono la prima moglie, trentenne e una figlioletta di 18 mesi.

Come quasi tutte le famiglie numerose nell’America anni ’70 i Biden avevano una station wagon
. Molto prima dell’era dei Suv, quando i pickup li guidavano agricoltori e carpentieri, la giardinetta agli steroidi era lo status-symbol della media borghesia. L’auto della moglie per bene, con la sua dose extra di cromature e i pannelli finto legno sulle fiancate. Le chiamavano “Country Squire” o “Estate” e anche chi non aveva la seconda casa in campagna e la tessera del golf non vedeva l’ora di possederne una. E intanto si allenava al volante di quegli inguidabili transatlantici.
I Biden non facevano eccezione: il giovane parlamentare, eletto proprio all’inizio di novembre, ne aveva acquistata una per la famiglia, mentre lui si godeva la Corvette Sting Ray del ’67 , dono del padre per il matrimonio. Per le occasioni ufficiali una “limo” con autista e altre berline a noleggio completavano il garage del promettente senatore.

Nuova di pacca. La scelta per l’auto di Nealia Biden era caduta su una Chevrolet Kingswood. Un modello di grande serie, erede - nel nome - della prima Kingswood prodotta tra il ’59 e il ’60 e ispiratrice, con le sue pinne posteriori appiattite, di un’intera generazione di vetture GM.
La nuova Kingswood era molto meno osé della sua antenata. Forme morbide, muso monumentale e verticale, cintura possente, si permetteva tuttavia il lusso di vetri posteriori avvolgenti, che piegavano di quasi novanta gradi verso il lunotto. Il portellone aveva a sua volta un ampio finestrino, motorizzato, che scendeva nella parete metallica. Dentro, tre file di poltrone potevano ospitare fino a nove passeggeri, ma l’ultima panchetta era spesso chiusa e il vano di carico in grado di soddisfare qualsiasi ingombro.

Agilità, questa sconosciuta. Con un passo di tre metri, duemiladuecento chili a vuoto e un cambio - manuale o automatico – ma sempre a tre rapporti, non c’era molto da divertirsi e le famose “Country” davano il peggio proprio sulle strade fangose di campagna, in collina, per non parlare delle performance sulla neve. I motori erano comunque impressionanti, almeno per noi europei: il 5.7 litri V8 di base forniva, in teoria, 260 cavalli. Ma chi non si accontentava poteva contare su un 6.6 litri e perfino un 7.400 di cilindrata. Per farci che cosa non è dato sapere.
La velocità massima dichiarata era di 170 km/h, ma non ci voleva la voce timorata del concessionario per spiegare ai clienti che era saggio non avvicinarsi nemmeno lontanamente a quel limite. Balestre posteriori e freni misti disco- tamburo la dicevano lunga sulla tenuta in emergenza.

Quel maledetto incrocio. Detto questo, e perfettamente convinta di guidare al top della sicurezza (perché queste erano le auto di Detroit negli anni ’70) la bionda signora Biden salì, quel fatidico 18 dicembre ’72, sulla sua Kingswood giallo paglierino. Portava i due bambini più grandi a giocare a casa di amici, e si era presa con sé anche la piccola Amy di neppure due anni.
Scendevano lungo una strada tranquilla, uguale a tutte le altre, che lasciato il sobborgo di Hockessin compie ampie curve tra ville e giardini, prima di innestarsi sulla statale 7 del Delaware. Alle due e trenta, Nealia Biden arrivò in vista dell’incrocio, una T quasi perfetta con la via maggiore, preannunciata da più cartelli e un visibilissimo stop. Nessuno sa cosa accadde. Nel Paese dove se non ti fermi a un incrocio - già allora - ti sequestravano la patente, mrs. Biden tirò incredibilmente dritto. Forse i bambini la distrassero, forse la macchina ebbe un problema, forse i suoi occhi videro, ma il cervello no.

La forza di Joe. La Kingswood finì, per quasi tutta la lunghezza, nella carreggiata della statale, proprio mentre un camion a rimorchio sopraggiungeva lanciato. L’impatto fu spaventoso, a centro vettura, lato conducente. L’auto fu trascinata per una cinquantina di metri, poi cadde dalla massicciata travolgendo tre alberi. Nealia Biden morì sul colpo, così come la piccola Amy. I due maschi se la cavarono miracolosamente, con parecchie ossa rotte e un trauma cranico.
Joe Biden era a Washington, negli uffici del Senato, quando apprese la notizia. Con la sorella e i due fratelli più giovani, tutti impegnati nella campagna elettorale appena conclusa, si precipitò in aeroporto e alle 18 giunse in ospedale.
Rimase mezz’ora con la moglie e la bambina, composte su due barelle. Poi visitò i figli Hunter e Beau, di tre e quattro anni: poco dopo era sull’ambulanza che portava il più grande in un centro pediatrico specializzato, perché le fratture alle gambe necessitavano delle cure di un ospedale migliore. “Non piangere - disse al bambino che non voleva separarsi da lui – salto su anch’io. Ovunque ti portino ci sarà anche il tuo papà”.


https://ruoteclassiche.quattroruote.it/c...nte-biden/

Che resti a memoria come guida per come NON parlare di auto americane!!
"Quando un italiano vede passare un'auto di lusso il suo primo pensiero non è di averne una anche lui, ma di tagliarle le gomme" - Indro Montanelli 1909-2001

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Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« il: 21 Gennaio 2021, 17:37:31 »

Offline ITRAEL

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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #1 il: 21 Gennaio 2021, 22:34:40 »
Grazie ma devi aggiungere, per quelli come me che sono ignoranti, anche sulle auto statunitensi, tue correzioni a quanto scritto. ;)
La differenza tra la genialità e la stupidità è che la genialità ha i suoi limiti.
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Offline Paolino1948

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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #2 il: 21 Gennaio 2021, 23:43:17 »
Grazie ma devi aggiungere, per quelli come me che sono ignoranti, anche sulle auto statunitensi, tue correzioni a quanto scritto. ;)
Pensavo anche io la stessa cosa ma mi sentivo talmente ignorante che non avevo il coraggio di chiedere pensando che per tutti voi fosse tutto chiaro  :-[
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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #2 il: 21 Gennaio 2021, 23:43:17 »

Offline ITRAEL

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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #3 il: 22 Gennaio 2021, 07:20:10 »
Pensavo anche io la stessa cosa ma mi sentivo talmente ignorante che non avevo il coraggio di chiedere pensando che per tutti voi fosse tutto chiaro  :-[
Perchè vergognarsi dell'ignoranza consapevole? Molto più pericolosa quella inconsapevole che spesso, genera arroganza.Di quella sì bisognerebbe vergognarsi ma, ovviamente, nel lessico di un arrogante non esiste il termine vergogna  ::) ;)
« Ultima modifica: 22 Gennaio 2021, 08:30:43 da ITRAEL »
La differenza tra la genialità e la stupidità è che la genialità ha i suoi limiti.
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Offline Ciacio68

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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #4 il: 22 Gennaio 2021, 10:32:47 »
Sono d'accordo, anch'io sono molto interessato alle inesattezze scritte...

Offline Frosty the snowman

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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #5 il: 22 Gennaio 2021, 12:06:52 »
Riporto la replica che Giosuè Boetto Cohen, l'autore dell'articolo ha pubblicato su FB in risposta agli innumerevoli commenti negativi.
Errare è umano si diceva, perseverare....
"Il pregiudizio, soprattutto quello politico, che
tende alle estremità, è una brutta bestia.
Detto questo, siamo sempre lieti di rispondere ai lettori, soprattutto quando sembra che non abbiamo colto il senso degli articoli o le loro osservazioni, - garbate e in buona fede, perbacco! - possano essere fuorvianti.
Qui però una vera risposta non è neppure necessaria. È sufficiente citare qualche “giardinetta” europea degli stessi anni, con le sue caratteristiche:
Citroen GS, sospensioni oleopneumatiche, quattro dischi, correttori di assetti e di frenata; Peugeot 504, idem con ponte posteriore a bracci longitudinali e differenziale sospeso;
Mercedes w114, idem con raffinato ponte posteriore a triangoli oscillanti obliqui. Della Volvo 144, pensiamo, non occorra neppure accennare. Erano vetture di classe media e medio alta, ma fatto il confronto con il potere d’acquisto (non con il cambio), abbastanza paragonabili alle grandi Estate americane.
Nessuna, probabilmente, avrebbe potuto salvare la vita della famiglia Biden, data la violenza dell’impatto. Ma rispetto a cosa si progettava e costruiva in America (e si continuò a fare ancora per tutto il decennio) erano incomparabilmente più moderne e sicure.
Consumavano anche un terzo del carburante, e la crisi petrolifera, dato non banale, arrivò proprio nel ‘73.
Se i dati di fatto non bastassero, può essere interessante andare a rileggere i pensieri di signori come Tom Tjaarda, Giorgetto Giugiaro e altri , che avevano studiato l’auto americana e nutrivano qualche perplessità. Ci sono interessanti saggi in libreria e qualcosa di gratuito anche in rete.
Forse qualcuno di questi motivi pesò nel destino delle Tre Grandi e in quello di buona parte dei loro prodotti. Nel giro di quindici anni si sarebbero estinti e le strade americane riempite di milioni di Golf, Corolla e, su su, tutte le altre.
Ma per fortuna...ogni scarrafone è bello a mamma sua."
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Offline Frosty the snowman

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Offline nigel68

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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #7 il: 22 Gennaio 2021, 13:16:09 »
Ma la domanda è PERCHE' una autorevole rivista come Ruoteclassiche ha scelto un simile incompetente?

"rispetto a cosa si progettava e costruiva in America (e si continuò a fare ancora per tutto il decennio) erano incomparabilmente più moderne e sicure."

Questa poi è la più grossa delle scemenze: vari enti ancor prima della NHTSA conducevano crash test e indagini accuratissime sugli incidenti già prima del 1965, mentre noi continuavamo a produrre, comprare ed andare in vacanza col portapacchi sul tetto e il serbatoio montato DIETRO IL CRUSCOTTO (vedi Fiat 500-600 e Maggiolino). Chi introdusse le prime cinture di sicurezza...forse la Fiat ??
« Ultima modifica: 22 Gennaio 2021, 13:31:42 da nigel68 »
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Offline Ciacio68

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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #8 il: 22 Gennaio 2021, 13:22:48 »
Tutto interessante, ma nn ho ancora capito cosa nn va nell'articolo, ci sono dei pregiudizi nn veritieri...? Intendo dire nn facendo parte delle persone che hanno esperienza e competenza sulle auto americane mi piacerebbe capire dove nel merito sono state scritte inesattezze.

Offline nigel68

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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #9 il: 22 Gennaio 2021, 13:35:51 »
Ma come si fa a scrivere
" il 5.7 litri V8 di base forniva, in teoria, 260 cavalli. Ma chi non si accontentava poteva contare su un 6.6 litri e perfino un 7.400 di cilindrata. Per farci che cosa non è dato sapere."

Per farci cosa???? Per andare in giro con una macchina indistruttibile, in pieno confort, accelerando sui falsopiani del Colorado con dietro il van dei cavalli, per avere tutti i servomeccanismi disponibili al mondo, per guidare in sicurezza su strade enormi e infinite. Per fare tutto quello che noi poveracci non potevamo fare. Si chiama invidia sociale, quella che Montanelli sosteneva albergasse in ogni italiano quando vedeva passare un'auto più bella della sua (e non ci voleva molto).

Sono commenti che dimostrano una grandissima dose di pregiudizi, come quelli sull'agilità di guida (inutile in un mondo dove non esistono curve) o su altre sciocchezze, come se una 124 o una Simca 1000 fossero il Sacro Graal.
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Offline Ciacio68

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Re:Articolo vergognoso su Ruoteclassiche
« Risposta #10 il: 22 Gennaio 2021, 13:43:11 »
Ok ora mi è più chiaro, diciamo il solito provincialismo all'italiana per farla breve...

 

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