Per reperire l'esatto codice colore di una tinta automobilistica vi sono due sistemi:
1- leggere attentamente la targhetta identificativa del veicolo -normalmente sita a fianco del motore o sulla traversa anteriore, sotto il cofano; su questa vi sono:
A- Marca e modello veicolo;
B- versione;
C- anno;
D- Codice tinta;
E- Codifica rabbocchi -olio, ecc.-;
F- eventuale codice telaio.
Altro sistema, più laborioso, consiste nel reperire un campione della tinta originale e compararlo con le tinte attuali, di qualsiasi casa, tenendo ben presente che per ogni tinta esistono:
A- "Varianti" (più chiaro, più scuro, più giallo, più rosso, ecc.);
B- "Duplicati" (altre codifiche).
Infine non è da sottovalutare l'importanza del "degrado"; una tinta, ad esempio degli anni 40 o precedente, si è alterata (talvolta irriconoscibilmente) col passare degli anni, grazie ad agenti atmosferici locali ed al cambiamento chimico degli smalti. Per fare un esempio, una volta c'erano gli smalti "alla nitro", oggi sostituiti dagli acrilici, termoplastici, all'acqua, eccetera.
Le alterazioni possono essere sia cromatiche che fisiche e queste ultime, in particolare, sono ben note ai carrozzieri col termine tecnico "Difetti di verniciatura".
Infine, come se non bastasse, vi sono anche altri problemi scatenanti, primo fra tutti il "Metamerismo".
Ma non è solo lo smalto a far risaltare un lavoro ben fatto; si debbono necessariamente considerare anche gli smalti sottostanti ("primer" ed l'ancora precedente "ionoforesi").
Non mi dilungo oltre; come avrete capito si tratta di una materia vastissima e dalle molteplici implicazioni.
Dodge WC54