La disposizione meccanica è diversa, ma il concetto di base è lo stesso:vetture leggere con carrozzerie particolarmente profilate e con meccaniche derivate da utilitarie di grande serie. Ma il destino ha voluto diversamente. Vediamo come andarono i fatti. La Cisitalia fu fondata nel 1944 da Pietro Dusio (1899-1975) ricco industriale e pilota torinese, con l'intento di costruire auto da corsa. La D46 fu la prima auto del costruttore torinese. Celeberrima è l'immagine di Nuvolari sul circuito del Valentino a bordo proprio di una Cisitalia D46 che taglia il traguardo col volante in mano:
In quell'occasione non fu però Nuvolari a vincere ma lo stesso Dusio su un'altra D46.
Dopo i successi della sua prima auto, Dusio cominciò apensare ad una GT di grande diffusione. Nacque così la 202 con meccanica della Fiat 1100 (come anche la D46) e disegno Di Pinin Farina, costruita poi sia in versione berlinetta che cabriolet sia dalla carrozzeria Farina e sia, con leggere modifiche, dalla Vignale.
Ma la passione di Dusio erano le corse e, contemporaneamente all'uscita della 202, egli pensava ad una nuova e rivoluzionaria auto da competizione. E a chi si rivolse Pietro Dusio per la progettazione della nuova auto? Proprio a Ferdinand Porsche, il più quotato progettista del momento. Ma Ferdinand, nel frattempo, era stato arrestato con l'accusa di collaborazionismo coi nazisti, e il progetto fu preso in carico dal figlio Ferry. In realtà Ferry usò il denaro di Dusio per il rilascio del padre, e per completare il progetto chiese altro denaro a Dusio finquando quest'ultimo, rovinatosi, riparò in Argentina. E così nello stesso periodo in cui tramontava il sogno italiano della Cisitalia nasceva il miracolo Porsche: difatti proprio grazie al denaro di Dusio, Ferry non solo riuscì a far liberare il padre ma anche ad iniziare la produzione della sua 356.
Comunque il progetto Cisitalia fu portato al termine e ne vennero costruiti due esemplari. Si chiamava 360 GP:
Era a telaio tubolare, motore posteriore di 1500 cc e 12 cilindti a V, doppia sovralimenrazione volumetrica, cambio con innesti sequenziali e trazione integrale inseribile. Pare che avesse una potenza misurata al banco di circa 500 cv!!! Non corse mai!
L'attività della Cisitalia fu poi portata avanti dal figlio di Pietro, Carlo Dusio che continuò stancamente, come una delle tante carrozzerie italiane dell'epoca, fino ai primi dei '60.