Vorrei tornare nel cuore del topic, ovvero le acquisizioni. Riguardo a quelle fiat si è già detto molto, ma secondo me si devono almeno suddividere in più momenti temporali. E' un po' complicato perchè quanto è significativo nel mio ragionamento è smentito dai dati di vendita, dal successo di pubblico e di critica.
Automibilisticamente e tecnicamente per me il momento più basso del gruppo nazionale sono gli anni della Regata. In quegli anni (Romiti credo prendesse le vere decisioni) la logica del gruppo si era spostata dall'automobile alla finanza. Quindi individuo in quel periodo scelte concettualemte esiziali ma che hanno portato a irriprducibili successi commerciali e anche tecnici. Mi riferisco al quartetto 164 - croma - thema - saab 9000 che condividevano quasi tutto, anche componenti esterne del telaio e carrozzeria. Di quegli anni è anche la Uno, che tutti li italiani, nessuno escluso, hanno posseduto o guidato almeno una volta nella vita. E' difficile fare una analisi esaustiva di quei momenti. Da una parte si è concretizzato il fondamento dell'industria automobilistica moderna, ovvero la condivisione. Nel 2010 sarebbe impossibile pensare all'industria autombilistica senza la condivisione di componenti, motori,cambi, telai, e all'epoca questo concetto era all’inizio e assai più grezzo. Ma in quegli anni, seppur su concetti e scelte condannabili pochè sviluppati in maniera errata, lavoravano per la casa nazionale le più grandi menti automobilistiche europee. L'invenzione e l'industrializzazione della Uno è sicuramente il parto di grandi menti. Ma il presupporto ora essenziale della condivisione ha prodotto chissà per quale ragione il detrimento del concetto di automobile, di marchio, di storia, di caratteristiche e essenza dei marchi. Il mercato dava ragione, gli italiani comperavano fiat uno variando solo allestimenti, cilindrata e numero di porte. Per qualche anno, non so se vi ricordate, si è come vissuti in una specie di socialismo automobilistico, un solo modello per tutti. Dalla Uno diesel aspirato alla Uno turbo. Sarebbe stato difficile per tutti leggere quel periodo, senza il senno del poi, dando inoltre per acquisito il fatto che non fosse necessario investire risorse nel campo automobilistico.
Così arrivarono gli anni veramente sconfortanti, gli ultimi 80 e i 90. Gli anni dei mezzi che senza rimpianti vedo appilati o schiacciati dagli sfasciacarrozze. Ricordo: Fiat tempra, Alfa Romeo 155 (qualcuno, e anche io in qualche modo, può dissentire), Fiat Tipo, Lacia Delta II, Lancia Dedra ,Fiat Marea, Lancia Kappa, Fiat Bravo. Altri modelli scompaiono e non vengono sostituiti (fiat Croma). Il risveglio è bruttissimo. In fiat ci si è resi conto di aver distrutto in 10 anni un marchio (Lancia) prima redditizio, che si ritrova a non avere un modello valido sul mercato: Kappa risibile rispetto alla concorrenza, Dedra imbarazzante, Delta II insulto al proprio nome. Rimane la Y, forse discutibile e barocca ma comunque figlia di un pensiero, che è comunque soltanto una utilitaria a 3 porte.
L'alfa ha una storia molto simile ma, più per buona sorte che per altro, venne salvata direttamente dal genio di da Silva che riscrive i canoni delle auto degli anni 2000: alfa 147 e alfa 156. La cosa non riesce con la 166, anche se personalmente la inserisco tra le macchine non capite e soprattutto non sviluppate.
Sulla fiat non dico, era”allineata e coperta” e aveva ridotto di molto la propria gamma arroccandosi su macchine "povere"(fiat 500 - 600, Punto).
L'acquisizione nella finestra temporale di dieci 1985 - 1995 anni era stata disastrosa sia per le acquisite che per la casa madre, aveva portato alla quasi scomparsa di due marchi. I concetti alla base del disastro: l'errata visione del mondo auto, la mancata destinazione di risorse, oltre a una errata e grossolana interpretazione del concetto della condivisione. L’errata visione derivava dalla lontananza culturale del mondo auto: le macchine non sono assimilabili ad elettrodomestici o televisori. A mio avviso nel mondo auto insieme a una componente finanziaria, a una componente industriale – ingegneristica e commerciale (non dico marketing perchè non amo questa parola) è importante la componente culturale. Nello specifico capire che cosa è una Fiat, che cosa è una Lancia e individuare che cosa si vuole che questa diventi. Questo pensiero è stato assolutamente assente nei disgraziati anni ’90. Mi piacerebbe arrivare a capire di chi fossero state le responsabilità. Chi decideva veramente, chi dava l’impronta e stabiliva come dovesse essere non dico un modello (che si può anche sbagliare), ma l‘intera gamma?
Spero che questa analisi interessi qualcuno, che magari susciti qualche commento, e mi riprometto di proseguire con l’anno nuovo.
I migliori Auguri
Mario