MI PRESENTO
All’anagrafe mi chiamo Roberto Cattone, ma il nome Roberto lo usa solo mia madre. Per tutti sono Cattone, per i più semplicemente Cat, su questo sito CATT1 dove l’uno, se traslitterato in inglese, diventa one.
Ho passato l’infanzia in Valtellina, in un paesino tutto neve, torrente e boschi e anche Campagnole, Unomog spazzaneve, slitte e sci.
Infanzia attiva, un po’ selvaggia, condita con geloni alle mani, orecchie insensibili e piedi bagnati, tutti elementi indispensabili per crescere senza tante paure, per imparare a piegarsi sotto il vento, per interpretare caldo e freddo, pioggia e aridità come splendide espressioni della natura. Elementi però che possono rafforzare l’orgoglio, creare quella tipica timida sensibilità dei montanari.
Da quell’imprintig avuto nei primi anni con i mezzi sgonbraneve, con le catene da neve, è nata una passione per tutto ciò che va su ruote, dal bilico al carrettino con cuscinetti a sfere con il quale scendevamo da Campo Franscia sino a Lanzada, di notte per avere la strada libera e con la pila in bocca per avere le mani sui freni che erano due tronchetti con i quali si faceva leva sull’asfalto e tra le scintille dei cuscinetti. Crescendo sognavo la moto “da cross” come si diceva all’ora e il principe dei sogni era il Dingo della Moto Guzzi. In casa non se ne voleva sentir parlare, ruppi il salvadanaio e con 40.000 lire comprai un Motom Daina. Poca cosa, ma grande cosa per mio padre che mi ricorse per 500 metri per prendermi a calci nel sedere. Alla fine la spuntai e potei tenere il Motom.
Erano però anni dedicati soprattutto allo sci alpino e al fondo. Una decina di anni dopo, quando decisi di chiudere quasi definitivamente con gli sport alpini, pensai di farlo alla grande presentandomi alle selezioni per maestro di sci alpino e poco dopo per maestro di sci nordico. Avrei così potuto smettere chiudendo il cerchio. Per noi della Valmalenco saper sciare era un must irrinunciabile.
L'esame non andò proprio come avevo previsto, per lo sci alpino però ebbi una scusante infatti avrebbero selezionato solo 22 posti su 650 pretendenti.
Lo sci nordico non fu meglio perchè senza allenamento venni lasciato al palo e per poco non fui doppiato sui 10 km. Possedevo la tecnica, ma non la tempra del fondista.
Capitolo chiuso e da allora vado a sciare una volta ogni 2 anni, per non sprecare la mia arte.
Tornando alla cronologia, con una promozione al liceo scientifico ebbi in regalo un Benelli Scrambler 125. Sognavo la Gilera Country, ma costava 30.000 lire in più. Mi accontentai del Benelli 2 tempi a doppia corona. Un Country riuscii a trovarlo, perfetto, molti anni dopo ed ora è nel mio salotto, su un piedistallo dietro al divano. Non avevo le idee chiare riguardo al fuoristrada sino a che l’amico Ezio Dall’Ara di Bergamo, allora valente regolarista, i raccontò di aver visto una gara di trial. Mi spiegò il regolamento e come dovevano essere preparate le moto per questa specialità.
Fu una folgorazione, Spostai le pedane all’indietro, accorciai i parafanghi, pignone più piccolo e manubrio in avanti. Il povero Benerlli ce la mise tutta, e la passione era così forte che per la maturità mi feci regalare una delle prime Ossa arrivate in Italia.
Che spettacolo. Ricordo che la moto arrivò dal concessionario il sabato e mi sarebbe stata consegnata solo il lunedì. Passò la domenica in vetrina e io passai la domenica incollato a quella vetrina.
In Valtellina allora il trial era ben poco conosciuto, ma le moto quali Bultaco, Ossa, Montesa venivano usate per il motoalpinismo, mi aggregai al gruppo per domeniche tra vette e rifugi. Allora quando si arrivava in un rifugio a 3.000 metri si era accolti come eroi, qualche anno dopo la musica cambiò, i sentieri vennero chiusi, ma nel frattempo avevo incominciato a gareggiare nel Campionato Italiano di trial. Due anni dopo divenni pilota ufficiale Montesa, prima con la 247 e poi con la 348. La mia posizione in gara nazionale era intorno al nono posto, ho partecipato anche a una prova di mondiale, ma senza troppa convinzione.
www.trialonline.org/01%20TRIAL.FIM/...DE.ITA.1976.pdf La classifica dell'unica prova di Campionato del Mondo alla quale ho partecipato.
Correvo con una Yamaha avuta in prestito e mai provata prima a al termine di una convalescenza.
Un po' di scuse per giustificare un ventinovesimo posto.
Divenni presto famoso, almeno nel piccolo ambiente del trial, per le esibizioni post gara. Nei piazzali ero il precursore del trial spettacolo. Così quando scrissi alla rivista Motociclismo proponendomi per le prove tialistiche fui ingaggiato per la prova della nuova Ossa e subito dopo per la Bultaco. Uscirono i primi servizi sui giornali e in quella occasione scoprii che la carta non si consuma guardandola centinaia di volte. Dopo Motociclismo approdai a un’altra rivista, senza soldi, ma più viva: Il Pilota Moto. In redazione c’era Nico Certeghini, per 2 anni lavorammo insieme, quando poi lui se ne andò litigando con il direttore, presi il suo posto.
Nico è tutt’ora un caro amico, così pure Pino Allievi e Carlo Canzano che poi lavorarono alla Gazzetta. Fu proprio Canzano che mi chiamò alla Gazzetta per le cronache delle gare di trial. Chiusi definitivamente con l’università dove ero iscritto al quarto anno del corso di laurea in medicina veterinaria e senza alcun rimpianto.Con ilpatrocinio della Montesa aprii la prima scuola di trial a Sondrio e quando la Fantic Motor iniziò lo studio di una moto da trial venni chiamato per i collaudi e per girare un film di presentazione. Poco dopo venni assunto quale direttore sportivo. Iniziarono così tre anni memorabili. Pulmino e moto, ogni settimana in un luogo diverso per esibizioni, gare, in tutta Europa. Per 3 anni fui nel piazzale del motor show di Bologna, ma anche a Vienna e Balcellona ecc. Per la Fantic scrissi un libro sulla guida del trial stampato in 8 lingue, giapponense compreso.
cgi.ebay.com.hk/ws/eBayISAPI.dll?ViewItem&category=378&item= 380099541824 - 102k -
Nel periodo Fantic incominciai a lavorare per il nuovo giornale della Rusconi: Tuttomoto.
Il mio compito era quello di testare moto da fuoristrada oltre a scrivere servizi vari inerenti al fuoristrada. Nel 1980 smisi la mia collaborazione con la Fantic per entrare totalmente nell’ambito motori della Rusconi. Iniziai a lavorare anche per la nuonata Auto in Fuoristrada (allora con la in invece di &). Oltre a testi e prove mi specializzai in fotografia e incominciai a redigere servizi completi con testi e foto. Per Gente Motori partecipai ai Grandi Raid in qualità di fotografo realizzando reportage 6 volte negli Stati Uniti, in Malesia, Canada, Messico. Partivamo il direttore, io come fotografo e altri 2 redattori, trovavamo le auto sul posto e si svolgeva un itinerario prendendo nota di ogni aspetto del viaggio. Il tutto pagato dalle Case automobilistiche. Nel 84 fui invitato dalla Saab per partecipare alla gara americana Cannonball per formare l’equipaggio europeo con un giornalista tedesco e un olandese. Giungemmo al secondo posto. Una notte sulle montagne rocciose fui fermato mentre viaggiavo a 160 km/h. Processo in contumacia (non mi presentai perchè ero in gara), la Saab mandò l’avvocato e pagò la multa.
www.onelapofamerica.com/history/results.shtml?y=1984 - 23k -
Un mese dopo tornai negli Usa per un coast to coast con delle Fiat e all'aeroporto temevo di essere registrato sul librone nero che allora sfogliavano alla consegna del passaporto. L'avvocato della Saab aveva fatto le cose per bene.
Nel periodo rusconiano fui inviato a seguire le Motovacanze BMW e con loro passai i mesi di agosto in Spagna, Australia, Stati Uniti, Turchia, Scozia e Nordafrica.
Se ne ricaveranno una serie di servizi e calendari Bmw moto con le mie fotografie.
Il ministero del turismo australiano, viste le foto del calendario, mi invitò 2 mesi in Australia ai tempi della Americas Cup con la possibilità di avere qualsiasi mezzo di trasporto gratuito purchè realizzassi servizi foto giornalistici di ogni tipo. Dagli emigrati Italiani, alle miniere d’oro, dal fuoristrada nel nord, al deserto, dai bordelli, alle chiese anglicane. Dalla barca Azzurra ai parchi dei canguri. In quegli anni incominciai a collaborare anche con altri giornali affrancandomi dalla Rusconi, ho scritto per tutte le pubblicazioni motoristiche e di turismo, da Quattroruote a Dove, da Auto a In Moto, dalla rivista del Touring a La Moto...
Da una costola di Gente Motori, a metà anni 80, nacque un settimanale che visse per sei mesi e che forse pochi ricordano. Si chiamava Clacson.
Il direttore di Gente Motori e anche di Clacson mi affidò un servizio che ancora ricordo come l’unico vero rompimento: un’inchiesta sulle autostrade italiane. Per 4 giorni di fila vissi in autostrada, come un moderno zingaro, da Torino a Trieste e poi giù sino a Roma e ritorno. Dovevo prendere nota dei prezzi, dello stato della strada, del traffico, di ogni area di servizio, ovvero: numero dei parcheggi, numero dei bagni, pulizia degli stessi, igiene in bar e ristoranti, provare e votare cibi e altri servizi, fotografare ogni dettaglio e dormire in auto. Accidenti!
In cambio il mese dopo mi mandò come corrispondente nello Yemen per provare una nuova berlinona Peugeot, non ricordo il modello, forse 606, e poco dopo in Egitto, Aswan - Abu Simbel e dintorni, per una presentazione Renault.
Per la Land Rover, tanto per stare in tema, realizzai una serie di servizi turistico fotografici con la prima 90 turbo attivata in Italia. In una di queste occasioni fotografai, a Canale Monterano sui monti della Tolfa, un ragazzino che sognava di fare il modello e che si chiamava Tiberio Timperi. Qualche anno dopo lo vidi alla conduzione del TG4.
Per qualche anno ho frequentato la rivista Starter realizzando servizi di ogni genere, compresi quelli di auto e donne nude e curando una rubrica settimanale dedicata al 4x4.
Sempre per Starter ho lavorato con Graziano Rossi, il papà di Valentino. Lui scriveva i testi e io lo fotografavo. Ho approntato nel cortile di casa sua il primo trampolino di legno sul quale Valentino saltava con una mini moto all'età di 5 anni.
Allora dissi a Graziano che Valentino avrebbe dovuto studiare la chitarra per lavorare nelle orchestre sulle navi.
Valentino fu mandato a scuola di chitarra e nelle sue biografie lo cita spesso.
Se andate a vedere
www.alicebrumbrum.it/cms/html/modul....php?storyid=78 - 28k -
Graziano Rossi parla di me.
Peccato che Valentino non abbia continuato con la chitarra, adesso avrebbe in mano un mestiere e dei fans.
Nel 1990 fui in Siberia in auto con l’equipaggio italiano per seguire, dalle selezioni al termine evento, il Camel Trophy.
Nel frattempo uno dei dirigenti di Bmw era stato ingaggiato dalla Suzuki Italia, che allora aveva sede a Bolzano. Propose al gran capo Artioli di inventare delle vacanze per possessori di Suzuki 410 e 413 sulla falsa riga di quelle Bmw. Fui chiamato per approntare questi eventi. Ne nacquero delle belle vacanze in Spagna e Corsica, poi la Suzuki decise di dare un’impronta più corsaiola alla cominicazione partecipando al rally dei Faraoni. Convinto che le mie vacanze fuoristrada potessero avere un futuro mandai una letterina a chi aveva partecipato invitandoli in un tour in Tunisia. Il primo viaggio avevo 42 auto e dopo un mese dovetti rifare il viaggio con altre 25 auto che non avevano potiuto iscriversi alla prima tornata.
Così sono nati i miei viaggi in Africa e non solo.
Da allora abbiamo fatto tanti passi in avanti e grazie al road book che accompagna gli equipaggi ho potuto portare gruppi numerosi mantenendo tempi di percorrenza invidiabili per gruppi in colonna di 8 auto. Il road book lascia liberi di gestire parte della tappa, pochi gli obblighi e sempre assistenza medica e meccanica che possono intervenire se qualcuno a problemi.
Nel 1991, visto che i road erano apprezzati proposi alla Pirelli la realizzazione di pubblicazioni di questo tipo. Scrissi 22 titoli che per 5 anni furono nelle librerie.
Grazie alla militanza nel trial e nel fuoristrada auto, grazie soprattutto alla didattica studiata per le scuole di fuoristrada posso dare le indicazioni per viaggiare sicuri e in pieno divetimento. Anche con gruppi di 55 auto e 20 moto come ci è capitato nel 1997.
Sul finire degli anni ‘90 ho curato per Auto & Fuoristrada e Land Rover 12 puntate di guida fuoristrada e per Toyota 10 puntate che illustrano la guida africana. Queste puntate sono ora raccolte in un fascicolo che viene donato come libro di testo a chi si iscrive ai viaggi di Latitudini. Ho approntato e diretto la scuola di guida su sabbia, in Tunisia, per conto della Opel che allora collaborava con il patron di Donnavventura. Tornando ai viaggi nel 1996 I Viaggi di Cattone diventano un’associazione con il nome di Latitudini e da un anno Latitudini è diventata un’Associazione Sportiva riconosciuta dal Coni. Per i nostri viaggi collaboriamo con agenzie turistiche che fanno capo a Fuorirotta dell’insostituibile Ivana Dotti.
In 20 anni di attività ho condotto gruppi in:
Tunisia, Marocco, Algeria, Egitto, Giordania, Siria, Israele, Turchia, Romania, Canada, Grecia, Mauritania, Senegal, Islanda, Spagna, Russia, Finlandia, Norvegia, Islanda, Slovenia, Sardegna, Corsica.
Ho organizzato un esaltante viaggio per conto della Petronas malese con 30 fuoristrada dal Sudan al Marocco via Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Francia.
Il passaggio Algeria - Marocco è vietato al turismo.
Sono stato 91 volte in Tunisia, 32 in Libia, 15 in Marocco, 8 in Algeria, 10 in Egitto, 12 in Turchia...
Ho portato più di 1.000 equipaggi e la media di partrecipazioni è di 2.5 viaggi per equipaggio.
Decine di equipaggi mi hanno onorato della loro presenza per più di 10 viaggi, molti per 20 viaggi, 2 per 30 e 1, l'idolo, per 42 viaggi.
A seconda del numero di viaggi si riceve l'investitura a Commodoro, Grande Ammiraglio, Templare, Gran Maestro del Tempio.
In fatto di titoli e qualifiche non badiamo a spese, tant'è che al cinquantesimo viaggio ci si può fregiare della carica di Pontefice (letteralmente colui il quale crea i ponti, niente a che fare con il Santo Padre).
Qualche motivo per un'affezione simile ci sarà.
In queste presentazioni si invita a parlare anche delle proprie auto, ecco qua:
dopo aver provato auto di altri per anni, nel 1987 ho acquistato un Hilux Toyota, poi 3 Range Rover e quindi 2 Toyota 80 che ancora possiedo. Due anni fa un Unimog che utilizziamo per le assistenze ai viaggi.
Nell'ordine sono state battezzate: Duca degli Abruzzi (esploratore), Regina Zenobia (regina dei Nabatei giordani), Martin Gray (eroe della resistenza ebraica), James Caird (scialuppa usata dall'esploratore Schakleton per compiere la più grande impresa nautica), Bismillah ( buon augurio), James Caird 2.
L'Unimnog si chiama Rodrigo di Triana che era il marinaio che per primo ha avvistato la terra nella spedizione di Cristoforo Colombo.
Parallelamente ho posseduto un Haflinger ed ora un Kaiser Jeep M715 del 1968 con il quale vado ai raduni di fuoristrada d’epoca.
Tra un viaggio e l’altro ho fatto 2 magnifici figli che si chiamano Mariasole e Tancredi e che non hanno alcun interesse per motori e viaggi. C'est la vie.
Da un paio di giorni ho venduto la Toyota Bismillah che esaudire un sogno, essere finalmente possessore di una Volvo Polar.
Nel 1990 fui invitato dalla Volvo ad una presentazione invernale in Svezia. Avevamo delle Polar bordeaux con gomme chiodate, portapacchi e ruota di scorta sul tetto. Percorremmo un migliaio di chilometri a cavallo del Circolo Polare Artico. Da allora la Polar mi era rimasta nel cuore anche se non aveva senso che l’acquistassi. Ora è giunto il momento, ne ho trovata una perfetta con 68.000 chilometri, forse meglio che nuova. L’ho chiamata FRAM come la barca dell’esploratore artico Nansen che la costruì per resistere considerando che "doveva essere capace di scivolare come un'anguilla fuori degli amplessi del ghiaccio" e con la quale portò a termine la sua esplorazione nel 1.896.
Bene, ora che sono un volvista spero con impazienza di poter esserci ad uno dei prossimi raduni.
Tante buone Volvo a tutti.
Cattone