Premetto subito che questa sfida nasce con intenti volutamente provocatori, ma, vi garantisco, intenti di provocazione sana, quella che serve a provocare e stimolare contraddittori che fanno riflettere e ci arricchiscono, almeno spero...
Dunque, tutto nasce dalla mia, personale, idiosincrasia verso quelle berline che, nate come tranquille auto da famiglia, si ritrovano, tutt'a un tratto, con una elaborazione del motore, e attraverso l'innesto di protesi di plastica e strisce di vario colore, ma senza cambiare nemmeno un lamierato, ad interpretare il difficile ruolo di "sportive". Ora, io sono dell'opinione che un motore elaborato con la sua accresciuta potenza, meriti una carrozzeria nuova, tutta sua, secondo gli stlemi estetici che hanno connotato , nel tempo, il concetto di vettura sportiva; e che non basti, dal punto di vista dello stile, appiccicarle un po' di plastica nera e qualche striscia!
Questa necessità, di un vestito nuovo, è stata la molla che ha permesso la creazione di quelle che, a detta di molti, sono state le auto più belle del mondo, dalla Cisitalia di Pinnfarina, che era una Fiat 1100 elaborata, alla Appia di Zagato (un'altra 1100!), passando per la 750 di Abarth-Zagato, e le Flaminie di Touring, fino alle Fulvia e GT Junior, sempre di Zagato...e poi il nulla, se non tra le supercars o le auto, comunque, molto costose.
Poi, dagli anni '70 in poi, è stato tutto un tripudio di minigonne, alettoni, che cercano di "correggere" l'aerodinamica di auto nate, non per battere il secondo, ma per andare a fare la spesa al supermercato, e poi le strisce nere e i filetti rossi, immancabili ed irrinunciabili!
Chissà se qualcuno, un giorno, mi vorrà spiegare perchè un filetto rosso intorno ad una mascherina o due bande nere all'altezza dei brancardi costituiscono un codice-simbolo di spotività! Eppure è un linguaggio condiviso da tutti, sono io che, evidentemente, mi sono perso qualcosa... Sono talmente fuori da questa semiotica dei simboli, che se dovessi comprarmi, a mo' di esempio, una Fiat Ritmo, la prenderei rigorosamente della prima serie, con i suoi bei cerchi originali grigi e neri, perchè solo così, nella sua semplicità e purezza, così come è stata ideata dai suoi designer, mantiene intatta tutta la sua carica di berlina innovativa.
Diverso è il discorso, sempre secondo il mio parere, per quelle berline che nascono già all'origine con un dna sportivo e che hanno già all'interno della loro scocca grinta e carattere adeguati e non necessitano quindi nè di protesi e nè di strisce di vario colore! Penso, per esempio, ad alcune berline Alfa Romeo di qualche decennio fa, o alle berline Jaguar degli anni Sessanta e Settanta che hanno sempre rappresentato, secondo me, la sintesi perfetta tra abitabilità, eleganza, gusto e sportività.