Ho deciso di inserire questo scritto che avevo messo giù tempo fa e pubblicato anche su un altro forum, per spiegare agli amici forumisti appunto come ero giunto all'acquisto della mia prima auto storica americana:
Se partiamo dall'approccio con le auto storiche (e da qui si capiscono tante cose del sottoscritto), nel lontano 1990 inizio le mie prime esperienze portando ai raduni una Lancia Augusta (in realtà una Belnà, costruita per il mercato francese con gli strumenti ovviamente in francese..) e una Fiat 1200 OSI Spider di un amico di famiglia. Poi una Balilla 4 marce e infine una Jaguar XJ. Ovvia la meraviglia di guidare tali vetture rispetto a quelle del periodo.
Premetto che ho sempre giocato con le macchinine o i camioncini da piccolo e (a parte l'intermezzo del Subbuteo che mi iniziò alle effimere gioie del calcio, terminate con l'uscita di scena di Platini...) la passione tale è rimasta. L'interesse per le americane invece trae origine dalla encicopedia "Milleruote" pubblicata dalla Editoriale Domus: a metà degli anni '70 a malapena leggevo ma mio papà, noto saldatore di marmitte pseudo-Abarth e spianatore di teste sulla sua 600 rossa, decise che era il momento di regalarmi il primo numero di quella fantastica pubblicazione a fascicoli. Finalmente potevo vedere non solo le auto europee ma anche quelle d'oltreoceano. Meravigliose Cadillac, enormi Duesenberg, Cord e pinnute Buick degli anni 50. Fu proprio una Buick a darmi lo scossone definitivo: la Riviera Boat-tail degli anni 71-73. Poi, durante la visione dei primi road-movie che davano in TV mio padre calcava la mano: "sènt che mutùr, al sarà un sèsmila e cinc..(*)". Come tutti i miei coetanei cresciuti a pane burro e zucchero o a marmellata a cubetti, ad un certo punto è venuto il momento del "pane e telefilm", ma il mio background USA si era già formato a colpi di Buick, Cadillac, Chevrolet, unito ad una buona dose di John Wayne, James Stewart, Gary Cooper. Quindi a differenza di miei menzionati amici io non mi meravigliavo tanto, sicuro del mio essere ormai "mezzo americano", incollato davanti alla TV quando c'era Happy Days e permeato dell' American Way of LIfe oggi come allora.
Dopo le varie veterane di cui parlavo all'inizio avevo deciso con l'aiuto di mio papà di comprare una storica "sportiva" con la quale affrontare non i soliti raduni pane e salame, ma le gare di regolarità. Nel 1992 infatti acquisto una Fiat 124 Sport Spider del 1969. E lì mi son fatto le ossa in tutti i sensi: dalle valvole alla testata, dai freni al cambio (completamente aperto ma poi l'ha rimontato un esperto...). Durante un raduno di Club (ero iscritto al Registro Nazionale 124 S.S.) sulle colline modenesi, e i modenesi tirano, ci siam fermati in una cascina con la pompa della benzina ko. Provvidenziale l'aiuto di un contadino e di una nuova pompa che il sottoscritto si era scaramanticamente portato da casa. Potrei raccontarne di aneddoti: ho scoperto solo da poco di aver gareggiato senza saperlo nientemeno che con Frosty The Snowman..in una gara in montagna..lui aveva una Austin!!! Vendetti la 124 nel 1999.
L'avventura con le auto americane "vere" inizia quando mi "stufo" di pagare un sacco di soldi di bollo per una BMW Z3 del 1996 che usavo in pratica solo d'estate. Purtroppo separarmi è stata dura, penso che l'unico altro posto dove potesse stare quella Z3 era il museo BMW a Monaco tanto era tenuta in modo maniacale...
L'illuminazione: nel 2004 durante un concerto soul un tizio mio conoscente suona e canta "Mustang Sally" e il tarlo comincia ad insinuarsi, poi un articolo su Automobilismo d'Epoca celebra i 40 anni della pony car e li scatta la molla: vendo la Z3 e inizio la ricerca della prima storica americana. Dopo essermi un po' documentato sulla Mustang e le Ford del periodo grazie ad internet, mi faccio l'idea di come doveva essere la vettura: convertibile, bianca o rossa ma con l'interno totalmente rosso, volante compreso, e 6 cilindri. Ritengo ancora oggi che una 6 cilindri del 1964 incarni il lato "purista" del progetto Mustang: una vettura semplice, divertente, alla portata di tutti, dall'aspetto intrigante. Ne trovo una (6 cilindri guarda caso..) Springtime Yellow interno nero del 66 ma il tizio, che aveva un negozio di tuning, credeva di essere al volante di una miniera d'oro...era con targa italiana del periodo importata dall'Inghilterra. Purtroppo servosterzo ko, interni da rifare e diversi fili penduli mi fecero desistere dall'acquisto. Poi è il turno di una 289 Convertible verde del 1967 interno Ivy Gold (verdina), buona vettura ma il prezzo richiesto non mi pareva adeguato ne avevo disponibilità simili...gira ancora su e-bay dopo essere stata acquistata già riverniciata e dotata dall'ultimo proprietario di un TV LCD sventrando la console. Quindi una 289 del 65 Lime Gold (verde chiaro quasi dorato) il tizio mi dice "appena verniciata"...grandi colature di vernice mi fanno capire subito la qualità del lavoro..poi apre il cofano e, credetemi, sembrava fosse esplosa una bomba...tanto era tutto coperto di fuliggine. Verso gennaio del 2006 è la volta di una 1968 sempre verdino chiaro metallizzato, con un lifting GT-like: cerchi GT, fari supplementari, volante Grant, collettore speciale Offenhauser dell'epoca. Quando vado a provarla dopo aver concordato un appuntamento, trovo una vettura smontata, senza volante con il tetto in vinile da rifare, ecc..un po' troppo per una vettura "perfetta" al telefono.
Parafrasando il titolo di un film con la Aniston e il superpirla Stiller, "Alla fine Arriva Kermit". E' il turno della mia 289 hardtop del 1968, messa in vendita da un privato. Telefono per concordare la prova e devo dire che quanto promesso era stato mantenuto..motore e cambio rifatti, begli interni..mi convinceva poco il colore e il fatto che fosse hardtop..ma ci ho fatto l'abitudine e per i colori esterno/interno l'ho chiamata Kermit The Frog. Mi ha stupito la grande accelerazione e la dolcezza del cambio ma da neofita delle US cars ci stava tutto. E ovviamente il cupo rombo gorgogliante del V8 che tanto mi aveva fatto sognare da bambino. Tiro un po' sul prezzo ma è evidente che ormai ero su un altro pianeta con la testa...concludo l'affare con un braccio legato al collo perchè nel frattempo mi ero lussato una spalla..e appoggio le terga sui bucket seats nel maggio del 2006. Il resto è leggenda...
(*)per chi non mastica il dialetto lombardo occidentale: "senti che motore, sarà un seimila e cinque.."