Non vorrei sbagliarmi ma dovrebbe essere la villa di Arcore di proprietà di Berlusconi.
Per la precisione (citazione da Wikipedia):
Negli anni Settanta, la villa è stata acquistata da Silvio Berlusconi. L'attuale proprietario ha fatto eseguire un restauro di tipo conservativo della porzione più antica e un ripristino di alcune parti alterate da precedenti interventi o che apparivano ormai fatiscenti. Grazie a questi lavori sono anche stati liberati, sistemati e resi disponibili splendidi locali sotterranei. L'attuale proprietario vi ha collocato un mausoleo personale (opera di Pietro Cascella), oggetto di interesse da parte della stampa mondiale, con loculi per i prossimi, una statua da 100 tonnellate ed un faraonico sarcofago in marmo rosa.
Villa San Martino è oggi una delle più affascinanti fra le dimore patrizie della Brianza, capace di competere per sontuosità con le maggiori nobili residenze d'Italia.
L'ultimo Casati-Stampa, il marchese Camillo, morì suicida a Roma, nel 1970, in una brutta storia che fece epoca nelle cronache del tempo. Ma oltre a dare motivo di chiacchiere alle gazzette, il marchese aveva lasciato una figlia minorenne, Annamaria Casati Stampa, e grandi sospesi con il fisco. L'ereditiera Annamaria, avendo nel frattempo lasciato l'Italia per il Brasile, su consiglio del suo pro-tutore, l'allora giovane avvocato Cesare Previti, accettò di vendere l'intera proprietà San Martino nel 1974 all'allora imprenditore edile Silvio Berlusconi (la villa, completa di pinacoteca, biblioteca di 10mila volumi - per curare i quali venne assunto come bibliotecario Marcello Dell'Utri - arredi e parco con scuderia in cui fu assunto come stalliere il pluricondannato per mafia Vittorio Mangano, era all'epoca valutata circa 1.700 milioni di lire[citazione necessaria]), in cambio della cifra, molto inferiore alla valutazione, di 500 milioni di lire in titoli azionari (di società all'epoca non quotate in borsa), pagamento dilazionato nel tempo. L'ereditiera non riuscì a monetizzare, se non con un accordo con gli stessi Previti e Berlusconi, che li riacquistarono per 250 milioni, ossia la metà di quanto avrebbero dovuto valere.
All'inizio degli anni '80 la proprietà fu valutata garanzia sufficiente ad erogare un prestito di 7,3 miliardi di lire[citazione necessaria]. Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto gli autori del libro "Gli affari del presidente", che raccontava la storia della transazione.
Meditate, gente! meditate..............