2^ puntata
Tecnicamente, la Allanté era una tipica trazione anteriore americana: il motore era un gigantesco (per noi) V8 da 4100 cc con un singolo albero a camme centrale e dotato di iniezione multipoint. La potenza erogata era di appena 170 cv (a poco più di 4000 giri) con una coppia di ben 31 kgm a 3200 giri. Il pianale della Allanté derivava da quello della Eldorado e vantava, con i suoi 252 cm, il "primato interno" di essere dotato del passo più corto dal 1908. La trasmissione automatica a 4 rapporti, le sospensioni anteriori McPherson e posteriori a ruote indipendenti con balestra trasversale in fibra di carbonio e i quattro freni a disco con ABS, completavano il valido schema meccanico.
Sotto il profilo tecnico, però, il vero valore aggiunto della scoperta italo-americana risiedeva nell'elettronica. A stupire non erano tanto la strumentazione optoelettronica a cristalli liquidi, o i 70 Kbytes di potenza di calcolo totale dei vari processori (oggi è un valore risibile, ma 18 anni fa le cose erano diverse...), quanto l'adozione di due computer in grado di sovrintendere alla gestione della meccanica e dell'impianto elettrico. L'utilizzo di tali sistemi era reso possibile grazie alla rete "Multiplex", ormai standard sulle auto più moderne e che esordì in campo automobilistico quasi vent'anni fa, proprio a bordo della Allanté.
La produzione iniziava in america dove, sul pianale venivano montati la plancia, l'impianto di climatizzazione e l'impianto elettrico completo. Successivamente, le piattaforme così "agghindate" erano caricate su speciali Boeing 747 dirette in Italia, all'aeroporto di Caselle. Di là, erano condotte al vicino stabilimento Pinifarina di San Giorgio. A Torino, veniva assemblata la carrozzeria, montata la capote e rifinito l'interno. Le scocche delle Allanté, finite in tutto e prive soltanto della parte meccanica riprendevano la via delle "Indie Occidentali".
Una volta tornate a Detroit, veniva montata la meccanica: sospensioni, motore, cambio, ruote e impianto frenante. Prima di essere immesse sul mercato, ogni auto era collaudata per 25 miglia su un circuito interno allo stabilimento.
Uno scherzetto da niente, vero?