Autore Topic: Tetti metallici a scomparsa  (Letto 6015 volte)

Offline acton1951

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Re: Tetti metallici a scomparsa
« Risposta #15 il: 24 Luglio 2008, 18:55:19 »
di 3/4


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Re: Tetti metallici a scomparsa
« Risposta #15 il: 24 Luglio 2008, 18:55:19 »

Offline acton1951

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Re: Tetti metallici a scomparsa
« Risposta #16 il: 24 Luglio 2008, 19:03:24 »
Nel 1994 viene presentato questo prototipo su Cadillac Allantè.
Per ora mi fermo qui, il resto è storia recente.
No! Non puoi fermarti ora! Su quest'auto c'è una bella storia da raccontare.
Se permetti, continuo io.

Nei primi anni '80 il marchio Cadillac era in declino: snobbato sia più giovani, sia dagli uomini "di mezza età", che preferivano le europee, perdeva continuamente quote di mercato. Urgeva un'operazione in grado di ridare al marchio il prestigio che aveva perso e gli uomini di Detroit non ci pensarono due volte: la soluzione era in Italia!
"Automobilisticamente", i rapporti America - Italia sono sempre stati un po' strani. Henry Ford diceva di "toglersi il cappello" al cospetto di ogni Alfa Romeo, ma nel migliore periodo, l'Alfa ha venduto in USA solo poche decine di migliaia di vetture all'anno... Tuttavia, nonostante gli scarsi risultati commerciali, l'industria americana ci ha sempre osservati con particolare interesse: Ford cercò, nel secolo scorso, d'assicurarsi prima la Ferrari e poi la stessa Alfa Romeo, Chrysler aveva relazioni commerciali con Alfa Romeo, Macerati e DeTomaso – che qualche anno prima "divorziò" da Ford), oltre ad essere proprietaria per un po' di anni della Automobili Lamborghini. Attualmente, poi, esiste ancora un accordo Fiat-GM.
Riallacciandoci a quanto detto prima, la soluzione per i problemi di Cadillac risiedeva nel nostro Paese, a Grugliasco. La più grande azienda del mondo bussò ad una porticina che riportava la targhetta: "Pininfarina". Il piano di recupero italo-americano per Cadillac prevedeva la realizzazione di una cabriolet di prestigio prodotta attraverso la "catena di montaggio più lunga del mondo". E non è una semplice perifrasi: ogni Cadillac Allanté (questo era il nome del modello) prodotta si faceva un viaggetto Detroit - Torino con ritorno: Pininfarina realizzò un nuovo stabilimento interamente dedicatole, a San Giorgio, in una zona favorevole dal punto di vista dei collegamenti con l'aeroporto di Torino-Caselle che per sei anni divenne stazione integrante della "catena di montaggio".

Fine 1^ puntata     :)

Offline acton1951

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Re: Tetti metallici a scomparsa
« Risposta #17 il: 24 Luglio 2008, 19:06:18 »
2^ puntata

Tecnicamente, la Allanté era una tipica trazione anteriore americana: il motore era un gigantesco (per noi) V8 da 4100 cc con un singolo albero a camme centrale e dotato di iniezione multipoint. La potenza erogata era di appena 170 cv (a poco più di 4000 giri) con una coppia di ben 31 kgm a 3200 giri. Il pianale della Allanté derivava da quello della Eldorado e vantava, con i suoi 252 cm, il "primato interno" di essere dotato del passo più corto dal 1908. La trasmissione automatica a 4 rapporti, le sospensioni anteriori McPherson e posteriori a ruote indipendenti con balestra trasversale in fibra di carbonio e i quattro freni a disco con ABS, completavano il valido schema meccanico.
Sotto il profilo tecnico, però, il vero valore aggiunto della scoperta italo-americana risiedeva nell'elettronica. A stupire non erano tanto la strumentazione optoelettronica a cristalli liquidi, o i 70 Kbytes di potenza di calcolo totale dei vari processori (oggi è un valore risibile, ma 18 anni fa le cose erano diverse...), quanto l'adozione di due computer in grado di sovrintendere alla gestione della meccanica e dell'impianto elettrico. L'utilizzo di tali sistemi era reso possibile grazie alla rete "Multiplex", ormai standard sulle auto più moderne e che esordì in campo automobilistico quasi vent'anni fa, proprio a bordo della Allanté.
La produzione iniziava in america dove, sul pianale venivano montati la plancia, l'impianto di climatizzazione e l'impianto elettrico completo. Successivamente, le piattaforme così "agghindate" erano caricate su speciali Boeing 747 dirette in Italia, all'aeroporto di Caselle. Di là, erano condotte al vicino stabilimento Pinifarina di San Giorgio. A Torino, veniva assemblata la carrozzeria, montata la capote e rifinito l'interno. Le scocche delle Allanté, finite in tutto e prive soltanto della parte meccanica riprendevano la via delle "Indie Occidentali".
Una volta tornate a Detroit, veniva montata la meccanica: sospensioni, motore, cambio, ruote e impianto frenante. Prima di essere immesse sul mercato, ogni auto era collaudata per 25 miglia su un circuito interno allo stabilimento.

Uno scherzetto da niente, vero?    ;)

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Re: Tetti metallici a scomparsa
« Risposta #17 il: 24 Luglio 2008, 19:06:18 »

Offline Frosty the snowman

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Re: Tetti metallici a scomparsa
« Risposta #18 il: 24 Luglio 2008, 19:25:25 »
Dovrebbe esserci quasi in contemporanea una Chrysler Dart (altra concept car, come diremmo ora) carrozzata GHIA


sì, come tante altre. Ho volutamente tralasciato le concept cars, perchè sono piuttosto numerose, e mi sembravano più interessanti le auto che comunque si potevano acquistare e possedere, piuttosto che quelle destinate all'esposizione ad un motor show.
Simpatica la notizia a proposito di Paulin...
l'automobile non è un mezzo di trasporto, ma una compagna di viaggio

 

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