Cominciamo con le caratteristiche della...
Delta S4 Corsa(Abarth 038) Nel aprile del 1983, anno in cui la Lancia 037 vinceva il mondiale costruttori, l’ Abhart iniziò lo sviluppo di una nuova vettura per competere con le trazioni integrali. Il progetto denominato 038 fu un progetto ex-novo per che riprendeva gran parte delle soluzioni telaistiche della 037.Le innovazioni nel sistema di trasmissione, nella sovralimentazione e nel l’uso di materiali di derivazione aeronautica, la proiettarono a essere considerate le massima espressione del gruppo B. Venne provata per la prima volta in pista nel giugno 1984 da Giorgio Pianta, collaudatore Abhart, e affidata per lo sviluppo a Miki Biasion nell’estate del 1985, fino al debutto avvenuto al RAC dello stesso anno.Era capace di prestazioni al livello delle auto da formula 1, come dimostrò il giro effettuato sulla pista dell’Estoril da Toivonen, alla vigilia del Rally di Portogallo 1986. Il tempo gli sarebbe valso il settimo tempo sulla griglia di partenza del Gran Premio di Formula 1, disputato la settimana prima.
Corpo vetturaLa linea della vettura stradale, che riprendeva quella della Delta, venne disegnata dal arch. Giardino che la ridusse ad una berlinetta due volumi, e successivamente rielaborata, per motivi di aerodinamicità, dai tecnici Abhart e Lancia. Il telaio, il primo elaborato interamente al computer, era composto da un traliccio tubolare saldato d’acciaio al cromomolibdeno, di derivazione aeronautica, che consentiva un abbattimento del peso (il peso totale vettura era di 970 kg), ed una elevatissima rigidità torsionale, permettendogli di superare le più severe prove di crash.La carrozzeria è interamente prodotta con honeycomb, momex, kevlar e fibra di carbonio, che gli dona grande leggerezza e resistenza alle sollecitazioni.Era dotata di grandi prese d’aria laterali che convogliavano l’aria agli intercooler, mentre quella sul tetto serviva al impianto d’aspirazione, al vano motore e al radiatore del olio, mentre un’altra alle basi del parabrezza raffreddava tutto l’impianto di scarico.Il baricentro della vettura risultava molto basso, mentre la ripartizione dei pesi fra anteriore e posteriore era quella usata in formula 1, cioè 45-55 %.
Sospensioni Di derivazione 037, la quale usa un sistema a parallelogramma.Anteriormente troviamo un triangolo superiore e un braccio trasversale inferiore congiunto e un puntone regolabile; l’ammortizzatore scelto fu il Bilstein a gas.Posteriormente, troviamo un trapezio superiore in tubi irrigidito, mentre il trapezio inferiore è a base molto larga con puntone regolabile. Il portamozzo è realizzato in magnesio, e qui si trova la molla con a lato i due ammortizzatori.Lo sterzo è a cremagliera servoassistito. I freni, con dischi autoventilanti e pinze a cilindretti doppi, sono di costruzione Brembo.
Trasmissione Probabilmente è una delle innovazioni più significative che si trovano in tutta la vettura.Il cambio, progettato da Abarth e Hewland in coidesign, è a cinque marce ad innesti frontali davanti al motore in posizione centrale, in mezzo all’abitacolo; trasmette il moto al differenziale centrale attraverso una coppia di riduzione a ingranaggi cilindrici. La ripartizione di coppia era variabile. Il rapporto fra retrotreno e avantreno dal 75/25 % fino al 60/40 %.I differenziali, sia posteriore che anteriore sono autobloccanti, cosi come il differenziale centrale anch’esso autobloccante ma con giunto viscoso.Gli alberi corti e i differenziali facilmente sostituibili rendevano il sistema di trasmissione ulteriormente efficace.
Motore Il motore superquadro con un alesaggio di 88,5 mm, corsa 71,5, ha una cilindrata 1759 cm3, è stato interamente progettato e costruito dai tecnici Abarth. Il basamento è in alluminio, con canne in Nikasil e pistoni stampati con testa in ceramica e bielle ad H rinforzate, tutto ciò permise ad arrivare a rapporti di compressione e di rotazione altissimi, pari a 13:1 e 10000 giri. La testa monolitica, anch’essa in alluminio a quattro valvole per cilindro e due alberi a camme in testa. Nel nuovo progetto troviamo la soluzione tecnologica più significatica. Infatti si ha combinazione in linea di un compressore volumetrico Abarth "Volumex" R18 (di tipo Root con due rotori cilindrici, azionato dall’albero motore e posizionato sulla parte posteriore del motore) alimentato da un turbocompressore KKK T26, che aspirano l’aria dal filtro a carboni, posizionato sotto il bocchettone che si trova sul tetto, spingendola in due intercooler indipendenti.Questa particolarità permetteva a questa vettura di avere un grande tiro da poter sfruttare sia a basso che ad alto regime.Fino ai 4500 giri è il volumetrico che la fa da padrone, mentre il turbo è escusso o appena sollecitato. Dopo, tramite una valvola by-pass viene escluso il volumetrico, ma non l’intercooler, ed entra in azione il turbocompressore, che lavora una pressione variabile (dall’ abitacolo) dagli 1,3 ai 3,2 bar.L’alimentazione avviene attraverso un impianto di iniezione completamente elettronico (Weber Magneti Marelli), con due iniettori per cilindro e il controllo sui parametri fondamentali: regime motore, pressioni e temperature.La lubrificazione a carter secco, sfrutta una pompa di mandata a ingranaggi cilindrici e due pompe di recupero di tipo trocoidale e raffredato da un radiatore.La sua potenza al debutto era di circa 480 cavalli a 8500 giri, e una coppia pari a 45 kgm a 5000 giri. Nella sua ultima gara si arrivò ad una potenza di 537 cavalli ruota e ad una coppia di 550kgm a 5000 giri, con un accelerazione pari a 3,5 g.
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