Quella delle luci e degli americani non la sapevo
, io son stato quest'inverno in Svezia e gli svedesi lasciano le luci accese nelle case -sempre- così come le finestre non hanno tende perchè sono ossessionati dal buio della notte artica. Gli svedesi in effetti adesso bruciano pochissimo petrolio: molto intelligentemente fanno ricorso a metano, etanolo e nucleare (non potendosi permettere il solare).
Parlando di big block e di motoristica, è abbastanza diffusa (e in gran parte vera) la convinzione che i motori americani dell'epoca d'oro avessero prestazioni ed in generale tecnologia scarsa.
In parte dovuta anche all'architettura ad aste e bilancieri che consentiva di produrre motori grandi e potenti a basso costo (niente alberi a camme e fusioni complicate nelle teste), la potenza specifica è sempre stata normalmente molto bassa.
Normalmente.
La Chrysler, se da un lato era nota per la scarsa qualità costruttiva delle vetture, dall'altra realizzava motori tra i più potenti e sportivi della scena mondiale (un po' come l'Alfa
degli anni settanta, vittima anche di tensioni sindacali e problemi produttivi).
Poco noti da noi soprattutto per cultura, abitudini, costi, dimensioni, i motori Hemi e i big block della "muscle car era" erano dei veri mostri, senza appello.
In effetti il maggior controsenso per un progettista europeo era vedere simili motori accoppiati a telai e carrozzerie spesso inadeguate, pesanti, inefficienti. Che finivano per mortificare le prestazioni. Altrettanto poco note sono le Plymouth 'Cuda schierate nel campionato francese rally negli anni Settanta dalla Chrysler France, che ottennero discreti risultati. Ma erano più o meno delle operazioni pubblicitarie.
Se ottengo il consenso di un amico, pubblico un suo intervento su un altro forum, molto interessante e che va nel dettaglio delle tecnologie costruttive dei big block Mopar, capaci comunque di esprimere potenze nell'ordine dei 61 cv / litro che negli anni Sessanta erano un risultato di tutto rispetto, ma nemmeno lontanamente paragonabile ai 96 cv /litro (sempre SAE) dei V12 Ferrari.
La particolarità delle realizzazioni americane tuttavia, fu quella di rendere sempre disponibili (era la filosofia guida di Henry Ford) a larghe fasce di popolazione e a costi relativamente bassi, vetture prestazioniali e potenti. E' questa più di ogni altra cosa, la sostanziale differenza con la produzione europea di quegli anni.
Sul futuro dell'auto, in America, ha ragione Alfatarlo. Sul mensile Cruisin'Life (una rivista italiana specialistica di automobili d'oltreoceano) pubblicherò presto un'interessante disamina sulle cause della "caduta"...e alcune cose sono sorprendenti, anche se affrontare il deserto del Nevada con una Panda, oggettivamente, sarà impossibile