Sfortunatamente sono di parte (come tutti, ciascuno dalla sua) A parte alcune eccezioni, le produzioni europee (parlo di anni 50-60) sono estremamente essenziali, quasi banali direi. La ricerca del design era concentrata all'esterno e a fantastiche carrozzerie come l'Aurelia B24 convertibile si accoppiavano cruscotti che poteva disegnare anche un bambino, di una semplicità disarmante, anche se eleganti.Nella produzione USA invece la battaglia per conquistare il cliente si svolgeva anche all'interno della vettura, e così molte case (anche dello stesso gruppo) proponevano soluzioni stilistiche e di leggibilità totalmente differenti. A parte la fisiologica assenza del contagiri (inutile a mio avviso in una macchina non sportiva), i cruscotti delle vetture d'oltreoceano erano caratterizzate da linee moderne e, col sopraggiungere degli anni '60, ispirate alla conquista dello spazio, la cosiddetta space-age. Altro pianeta invece la produzione inglese, capace di produrre una parata di strumenti Smiths (dal dubbio funzionamento grazie al "principe delle tenebre" Lucas) dietro a ciò che di più raffinato ed elegante può realizzare la mano di un ebanista. In definitiva la produzione italiana resta a mio avviso la più "cheap" cioè la più scarna e disadorna, in un'epoca in cui il minimalismo era ancora di là da venire. Non parilamo poi dei cruscotti colorati, in tono con la vettura, vera chicca stilistica e anche questa (tranne realizzazioni fuoriserie) ampiamente trascurata dai nostri costruttori.In un prossimo post illustrerò una incredibile realizzazione della Chrysler nei primi anni '60.Gli anni 80, li considero invece (parere del tutto personale) la tomba dello stile e dell'eleganza, se pensiamo alla valanga di plastica nera che ha invaso interni ed ahimè esterni delle vetture... peccato perchè le meccaniche di quegli anni invece erano la perfetta sintesi (anche qui tranne qualche eccezione) tra guidabilità e feeling vecchio stile.
Sono d'accordo solo sull'ultima parte del discorso, quello riguardante gli anni'80 (ma questa evoluzione negativa si avverte già dai '70). Trovo invece che i cruscotti delle gran turismo italiane degli anni '50 e '60 siano stupendi nella loro semplicità ed eleganza. Concepiti non per strabiliare ma per dare le giuste informazioni con uno stile discreto e razionale. Perfettamente in sintonia con i canoni estetici dei nostri migliori carrozzieri che stupivano il mondo per la pulizia e semplicità delle loro linee più che per eccessi e stravaganze.
Anche un cruscotto completamente in plastica può essere molto bello: quello della mia Ford, per esempio, secondo me lo è
Tra questi ultimi 3,la mia preferenza va in automatico a quello della Lancia.Il volante Nardi è una scultura senza tempo...
Il volante Nardi è una scultura senza tempo...
Che però sulla berlina penso fosse "aftermarket", qui qualche lancista potrebbe confermare?