...Perfettamente in sintonia con i canoni estetici dei nostri migliori carrozzieri che stupivano il mondo per la pulizia e semplicità delle loro linee più che per eccessi e stravaganze.
Sai qual'è il punto? che la produzione automobilistica americana partiva da concetti di progettazione totalmente diversi dai nostri europei. In quegli anni i progettisti (e gli stilisti) sostanzialmente non avevano limiti di budget, il potere di acquisto dell'americano medio era tale che una vettura midsize poteva essere acquistata con MENO di un anno di paga, e la vettura costava in sè molto poco grazie ai grandi volumi di produzione in grado di ammortizzare qualsiasi linea di assemblaggio.
Sono daccordo (nonostante ne possegga una) che le auto americane degli anni '50 portassero in dote degli eccessi stilistici, anche se non tutte,
es. Studebaker Commander del 53
ma gli interni, la cura del passeggero e del guidatore, i servomeccanismi, gli accostamenti cromatici non hanno eguali nella produzione mondiale del periodo, peraltro in piena ripresa post bellica ma ancora condizionata dalla scarsità di risorse.
Il cruscotto della Chrysler del '57 è del tutto simile ad un auto europea (l'orologio nel mozzo del volante è un optional),
mentre quello la Ford Fairlane del 58 sembra in tutto e per tutto una Fiat 1500 (di qualche anno dopo però..)
Senza dilungarmi sulle innovazioni tecnologiche mai giunte in Europa se non negli anni 70-80 (a parte la Citroen DS, la nostra tecnologia si concentrava principalmente sul reparto motoristico), per non uscire dal topic riporto alcune notizie liberamente tratte dal magazine Hemmings, relativamente al cruscotto Chrysler dei primi anni 60. Notare che era uso comune del marketing (disciplina completamente embrionale nel resto del mondo) assegnare dei nomi commerciali alle componenti delle auto, di solito coperte da brevetti.
Insieme a tutta una serie di modifiche ed innovazioni, debutta nel 1960 il cruscotto elettroluminescente tridimensionale inserito in un cruscotto avvolgente ed estremamente completo (i sedili girevoli mi pare fossero presenti anche su qualche auto europea, forse una Fiat cabriolet?)
Il cruscotto era fondamentalmente una cupola in plexiglass che racchiudeva amperometro, temperatura acqua, pressione olio, carburante disposti su due livelli di profondità e sullo sfondo il tachimetro.
La particolarità era la straordinaria leggibilità notturna, generata dal fatto che le scale (E__F) oppure (H__L) e le miglia orarie erano illuminate mediante una tecnologia prismatica tipo fibre ottiche (molto simile ai modellini dei treni prima che inventassero i led) a 12V mentre le lancette, rivestite di una vernice fluorescente analoga a quelle odierne, si auto-illuminavano per effetto di una corrente che passava attraverso gli aghi, innalzata grazie ad un circuito secondario. L'effetto era assolutamente incredibile e di una modernità assoluta per l'epoca ma anche per oggi:
In piena era spaziale, il cruscotto venne denominato "AstraDome", la tecnologia sviluppata con la collaborazione della Sylvania, "Panelescent" e insieme alla radio "Golden Touch" comandata da un pedale per cambiare le stazioni senza usare le mani e il cambio automatico Torqueflite a tasti, rendevano le Chrysler del 60 le auto ideali per i Jetsons ("i Pronipoti" in italia)...
La più sportiva 300F aveva anche il contagiri disposto sulla console centrale.
L'ossessione per l'illuminazione dei cruscotti, diede origine anche al quadro strumenti della Dodge Charger del '66 ma questa è un'altra storia... Per inciso, qualche anno più tardi a Houston, venne inaugurato un modernissimo stadio che prese il nome di Astrodome