Non ricordo se il mese scorso o, comunque, giù di lì, ho ammirato uno splendido reportage in TV sui restauri a regola d'arte effettuati presso la Ferrari (o era un restauratore collegato direttamente alla Casa di Maranello); orbene, vetture con evidenti segni lasciati dal tempo, rinascevano alla fine del lungo e meticoloso percorso di ripristino meglio di quand'erano uscite dalla catena di montaggio la prima volta. Bella forza - dirà qualcuno - una Ferrari è pur sempre una Ferrari! E qui, purtroppo, mi permetto di "dissentire". Per me, pure una "banale" Fiat 850 (tanto per citare un nome a caso) vale storicamente quanto un veicolo più blasonato, in quanto trattasi pur sempre di vettura non più prodotta da anni e, via via, sempre più rara. Ergo, un ripristino a regola d'arte vale tanto quanto per la Ferrari e per la 850 del ns. esempio
. Tornando al filmato che ho visto, mostravano una per una le varie linee di lavorazione: dagli abili battilastra che ridonavano corpo alle lamiere, al reparto di saldatura dotato di modernissime attrezzature, al perfetto ripristino del telaio, della verniciatura e via via, dell'impianto elettrico, della meccanica (riforgiata come nuova con gli stampi originali e/o riproducenti gli originali), della selleria e dell'arredamento dell'auto. Il committente, al termine di ciò, non doveva far altro che recarsi a ritirare la nuova vettura, così come avrebbe fatto quand'era in commercio. Beh, io intendo così un buon lavoro eseguito come si deve. Forse spenderò un po' di più che dal carrozziere all'angolo della strada, ma - quantomeno - ho la soddisfazione di non ritrovarmi per le mani un "bidone mal stuccato e taroccato". Sbaglio?